L’Ultima Cena di Leonardo


Milano, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi

16 aprile / 4 maggio 2008 (prorogata fino al 6 settembre 2008)

Dagli anni ’90 iniziano le varie mostre ed installazioni multimediali; il ricorso alle tecnologie digitali, permette all’artista di proporre le sue opere visibili non solo da un unico punto di vista; la rilettura dell’ “Ultima cena” di Leonardo, rientra in un progetto che vede come protagonisti diverse opere d’arte: “La ronda notturna” di Rembrandt, “Le nozze di Cana” di Veronese, “Las meninas” di Velazquez, “Le ninfee” di Monet, “Guernica” di Picasso, “Il giudizio universale” di Michelangelo, “One: n. 13” di Pollock.

Lo spettacolo che si presenta agli occhi dello spettatore nella bellissima Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale è il seguente: la copia dell’opera di Leonardo collocata su di una finta parete, la tavola della cena in resina bianca al centro della sala riprodotto in dimensioni naturali e apparecchiato, musiche di sottofondo.


Gli spettatori, entrando a gruppi  in questo spazio dove la durata della performance è di circa venti minuti, si trovano  avvolti da un insieme di fasci di luce che sgorga da varie aperture alle spalle della figura di Cristo (HAL9000 è il nome del sofisticato sistema di  riproduzione fotografica qui usato e che richiama il famoso film di S. Kubrick in “2001: Odissea nella spazio”).

E proprio la luce trasforma le figure del cenacolo: dapprima quasi in sculture in terracotta, poi come se fossero di gesso: l’opera si trasforma da bi a tri-dimensionale; nel frattempo, sulla parete opposta, scorrono proiezioni di altre opere di Leonardo, mentre un insieme di archi e di voci intensifica l’atmosfera ...


L’autore della performance ripropone le parti mancanti, come i piedi di Gesù nel punto in cui la porta fu successivamente aperta dai frati della Chiesa di S. Maria delle Grazie per esigenze cenobitiche.


Di volta in volta la nostra attenzione è richiamata su vari dettagli: il vino versato, le mani dei commensali, e il tentativo di Greenaway, di farci penetrare nell’opera e renderci un tutt’uno con essa, è sicuramente riuscito; la luce è quindi l’interprete principale e nello stesso tempo racchiude un forte valore simbolico: essa irradia la figura di Cristo posta al centro dell’opera, mentre quella di Giuda è l’unica ad essere posta in ombra.

Citiamo le parole conclusive di Philippe Daverio ad una puntata della sua trasmissione televisiva “Passepartout” in parte dedicata a questa mostra e recante il titolo “Dialogo con il sacro”:



    “...un’operazione geniale di re-interpretazione nel massimo rispetto..”



    “...una risposta intelligente e consapevole alle cialtronerie di Dan Brown e “Il codice da Vinci”...”



I suoi lungometraggi



    * Le cadute (The Falls) (1980)

    * I misteri del giardino di Compton House (The Draughtsman's Contract) (1982)

    * Lo zoo di Venere (A Zed & Two Noughts) (1985)

    * Il ventre dell'architetto (The Belly of an Architect) (1987)

    * Giochi nell'acqua (Drowning by Numbers) (1988)

    * I morti della Senna (Death in the Seine) (1989, 44 min)

    * Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante (The Cook the Thief His Wife & Her Lover)   (1989)

    * L'ultima tempesta (Prospero's Books) (1991)

    * Il bambino di Mâcon (The Baby of Mâcon) (1993)

    * I racconti del cuscino (The Pillow's Book) (1995)

    * 8 donne e ½ (8 ½ Women) (1999)

    * Progetto multimediale Le valigie di Tulse Luper

          o Le valigie di Tulse Luper (The Tulse Luper Suitcases, Part 1: The Moab Story) (2003)

          o The Tulse Luper Suitcases, Part 3: From Sark to the Finish (2003)

          o The Tulse Luper Suitcases, Part 2: Vaux to the Sea (2004)

      •Nightwatching (2007)




Filmografia tratta da INTERNET

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Le immagini fotografiche sono tratte da INTERNET

Chi è Peter Greenaway















Nasce a Newport,

in Gran Bretagna

nel 1942...

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