da Courbet a Monet a Matisse
da Courbet a Monet a Matisse
Le sale di Palazzo Ducale di Genova, ospitano l’esposizione curata da Marco Goldin e l’organizzazione “Linea d’ombra”, “Mediterraneo da Courbet a Monet a Matisse”, con il patrocinio della stessa Fondazione di Palazzo Ducale e il Comune di Genova.
E quale altra città costiera, se non la bellissima Genova, poteva ospitare una mostra dedicata ai pittori che, lavorando en plein-air e non, hanno fermato con i loro colori sulla tela la poesia, le sfumature, il profumo e il fascino delle acque e delle coste del Mediterraneo.
Del resto, tra la fine del ‘700 e gli inizi del secolo successivo, il mare e in particolare il senso dell’infinito che esso suggerisce, diventa tra gli artisti di tutta Europa, da nord a sud, uno degli elementi dominanti dell’espressione pittorica; come non andare con la mente alle atmosfere romantiche e misteriose delle opere di un Caspar David Friederich o a quelle soffuse e ovattate di un William Turner, solo per citarne alcuni ...
lunedì 14 febbraio 2011
Genova, Palazzo Ducale, 27 novembre 2010 - 1 maggio 2011
La mostra di Genova con i suoi ottanta dipinti provenienti da prestigiose collezioni e musei di numerosi paesi quali, oltre l’Italia, gli Stati Uniti, il Brasile, il Messico, la Norvegia, il Lussemburgo, la Svizzera, la Francia, la Danimarca, la Polonia e l’Olanda, organizza un itinerario espositivo che muove i primi passi da artisti quali i francesi Joseph Vernet ( 1758- 1836) e Hubert Robert (1733- 1808), le cui opere, con la loro impostazione ancora settecentesca, vuoi per l’uso ricorrente del formato orizzontale, vuoi per il brulicare delle piccole figure in primo piano, ci rivelano uno stile e un linguaggio espressivo ancora molto lontano da quelli degli impressionisti, ai quali, del resto, largo spazio viene dato più avanti nel nostro percorso.
W. Turner, “La valorosa Tèmèraire”, 1839
(opera non presente in mostra)
C.D. Friederich, “Monaco in riva al mare”, 1810
Berlino, National Galerie
(opera non presente in mostra)
L’anello di congiunzione tra l’opera di artisti quali Vernet, Granet, Aiguier e la successiva scuola impressionista, è senz’altro rappresentato da Gustave Courbet; il mare, già visitato sulle coste della Normandia dall’artista nel 1841, acquista a Palavas, nel piccolo villaggio a sud di Montpellier, un nuovo senso di infinito e di apertura spaziale con chiari riferimenti all’opera di Friederich ma con una rinnovata impostazione pittorica concentrata sull’importanza della luce; anche la figura umana, in questo caso, non conserva più nulla di misterioso e introspettivo ma, al contrario, apre sé stessa all’orizzonte e all’infinito.
J. Vernet, “Tempesta”, 1780 ca.,
Marsiglia, Musée des Beaux - Arts
Prima di arrivare alla sezione dedicata ai quadri di Cèzanne e Monet, la rassegna presenta alcune opere che si inseriscono tra il cosiddetto “realismo” e l’imminente impressionismo; artisti quali Adolphe-Joseph Monticelli o Paul Camille Guigou realizzano le loro opere pittoriche intorno a Marsiglia, Nizza, Antibes, concentrando la loro attenzione anche sulla bellezza dei sottoboschi, caricando la pennellata di colori densi e corposi nei quali predominano gli ocra e le terre.
Il porto dell’Estaque, all’estremità settentrionale di Marsiglia, ai piedi della catena della Nerthe, è stato uno dei luoghi più frequentati dagli artisti in un arco di tempo di circa sessant’anni: impressionisti, fauves, cubisti, qui hanno dipinto decine di opere, da Cèzanne a Braque, da Derain a Dufy, da Renoir a Guigou, le linee orizzontali di mare e cielo e quelle verticali delle ciminiere scandiscono ritmicamente lo spazio della tela, illuminandola attraverso le variazioni di luce e gli intensi bagliori.
G.Courbet, “Riva del mare a Palavas”, 1854
Montpellier Agglomération, Musée Fabre
C.D. Friederich,
“ Viandante sul mare di nebbia”, 1818,
Amburgo, Kunsthalle
(opera non presente in mostra)
Claude Monet scende al Sud alla fine del 1883, poi agli inizi del 1884 e nel 1888; in mostra sono presenti opere bellissime di questo artista che, con le sue vedute di Antibes e Bordighera, gli ulivi possenti, le pennellate veloci e guizzanti quasi impazzite nel catturare l’atmosfera del momento, dà una nuova interpretazione naturalistica di quei luoghi, concentrandosi esclusivamente su mare, terra e cielo, eliminando la figura umana: Monet qui dipinge, essenzialmente, ciò che sente, non ciò che vede, in una sorta di totale coinvolgimento dei sensi.
P. A Renoir, “Rocce a l’Estaque” 1882
Boston, Museum of Fine Arts
P. Cézanne, “Rocce a l’Estaque”, 1882
San Paolo, MASP
F. Montenard, “Cimitero in Provenza”, 1883
La Rochelle, Musées des Beaux-Arts
(part.)
C. Monet, “Cap Martin, vicino Mentone”, 1884
Boston, Museum of Fine Arts
C.Monet, “ Il Forte di Antibes”, 1888
Città del Messico, JAPS
Vincent van Gogh soggiornò in Provenza dal febbraio del 1888 al maggio del 1890; qui, oltre a dipingere, scrisse molte fra le bellissime lettere che conosciamo al fratello Théo; ed è sempre qui che l’artista inizia a trasporre sulla tela il calore cocente del sole di Arles, trasformando i gialli in oro, facendo esplodere gli aranci, e come scrive Marco Goldin nella prefazione al catalogo della mostra:
“ ... Se dunque l’azzurro incarna l’immagine di Cèzanne, ... Van Gogh traccia con la sua freccia incoccata nell’arco il colore della terra fino al giallo assoluto e senza tempo dei campi di grano dentro il tempo”.
Una parentesi è dedicata al breve soggiorno di Edvar Munch a Nizza, tra il 1891 e il 1892, periodo che coinciderà con la sua convalescenza dalle febbri reumatiche.
Agli inizi del 1890 l’artista era andato a vivere a Saint-Cloud, nei pressi di Parigi, e senza dubbio, il linguaggio pittorico impressionista si fece sentire in una parte delle opere successive.
Le tele realizzate da Munch a Nizza, sono tele di piccolo formato, e le pennellate veloci, riecheggianti la tecnica del pointillisme, l’uso di tinte chiare per trasmettere la luce dei luoghi, risentono dell’esperienza francese.
La parte dell’esposizione dedicata alla pittura fauves con opere di Derain, Braque, Dufy, Friesz, Marquet, è senza dubbio molto significativa: qui, l’esplosione del colore, la rottura con qualsiasi concezione di spazio inteso classicamente, irrompono prepotentemente sulla tela in favore di quella modernità, che si era fatta strada inequivocabilmente dall’impressionismo in poi.
Qui, i punti di vista dai quali gli artisti ritraggono il Mediterraneo si spostano sovente negli interni (Matisse), le costruzioni si aprono in tagli geometrici espressamente cubisti (Dufy), fino ad arrivare all’abbandono della copia dell’elemento naturale in favore della deformazione di linea e forma attraverso il colore (Soutine), avvicinandoci ad un’interpretazione intensamente espressionista della realtà.
E. Munch: “Mattina sulla Promenade des Anglais”, 1891
collez. privata
“ ... quando piove in valle, nevica alle grandi altezze; allora il sole in alto,
nubi a metà dei monti, e il mare sempre e ugualmente più azzurro ancora; no, è qualcosa di indescrivibile.
Quanto a dipingerlo, è impensabile, sono effetti di durata troppo breve,
che è impossibile ritrovare ...”
Claude Monet
da una lettera del 27 gennaio 1884 di C. Monet alla signora A. Hoschedé da Bordighera.
H. Matisse, “ Carnevale a Nizza”, 1921 ca.
Berna, Kunstmuseum
A. Derain, “Radura”, 1905-1906
Tolosa, Fondazione Bemberg
C. Soutine, “Paesaggio a Cagnes”, 1923
Ohio, Columbus Museum of Art
I vostri commenti
Le immagini fotografiche sono tratte da INTERNET e dal catalogo della mostra “Mediterraneo da Courbet a Monet a Matisse”
a cura di M. Goldin
Bella la tua "pagina", come sempre accattivante, ben costruita, elegante e chiara.
Marco Goldin, poi, è una garanzia, come dimenticare la splendida
ed emozionante mostra Gauguin Van Gogh a Brescia!
Ok, mi hai convinta! Appena libera ci vado.
A presto Dani