L’opera mozartiana, pur comunicandoci i diversi e svariati significati e intrecci culturali, conserva, soprattutto nel libretto, il fascino enigmatico proprio dove, con le sue innumerevoli allusioni e riferimenti storici, fiabeschi e mitologici non soddisfa pienamente e fino in fondo l’analisi intrinseca e complessa dell’opera stessa.
Sin dal 1782 Mozart, con “Die Entführung aus dem Serail” (Il ratto del serraglio), aveva dimostrato il suo interesse per quel genere operistico sviluppatosi tra XVIII e XIX secolo denominato Singspiel (letteralmente canto e recitazione); tale genere alterna le parti cantate a quelle parlate.
Lo stesso libretto di Schikaneder è il risultato dell’elaborazione di varie fonti: innanzitutto la raccolta di fiabe del Dischinnistan di Christoph Martin Wieland (sec. XVIII), quindi il saggio “Über die Mysterien der Ägypter” (I misteri degli Egizi) di Ignaz Von Born del 1789 e il dramma “Thamos, König in Ägypten”, (Thamos, re d’Egitto) di Tobias Philipp von Gebler del 1774 ed infine il romanzo di Jean Terrasson del 1731 “Séthos”.