Un film di cui poco o niente si è parlato, sul quale le recensioni sono inesistenti o quasi, eppure un film che senza dubbio dà da pensare e che offre spunti riflessivi
sia da un punto di vista strettamente antropologico e sociale che da quello più intimamente psicologico e umano.
Del film ne esiste una precedente versione tedesca - “Das Experiment” - del regista Olivier Hirschbiegel del 2001, che senz’altro non possiede le sfumature e l’attenzione al dettaglio della versione statunitense “The Experiment”; entrambi si basano sul libro dello scrittore tedesco Mario Giordano “ Black Box” del 1999 e sul reale esperimento tenutosi nella prigione di Stanford nel 1971 ad opera del professor Philip Zambardo della Stanford University.
Zambardo riprese alcune teorie dell’antropologo, psicologo e sociologo francese Gustave Le Bon (1841-1931), in particolare la teoria della “deindividuazione” che Le Bon, nel suo saggio del 1891 “Psicologia delle folle” così spiega:
“ ... ciò che più ci colpisce di una folla psicologica è che gli individui che la compongono [...] acquistano una sorta di anima collettiva per il solo fatto di trasformarsi in massa.
Tale anima li fa sentire, pensare e agire in un modo del tutto diverso da come ciascuno di loro - isolatamente - sentirebbe, penserebbe e agirebbe. Certe idee, certi sentimenti nascono e si trasformano in atti soltanto negli individui costituenti una massa ...”