“Rinunciare alla propria libertà significa rinunciare alla propria qualità d'uomo,
ai diritti dell'umanità, anche ai propri doveri.
Non esiste compensazione possibile per chiunque rinunci a tutto.
Tale rinuncia è incompatibile con la natura umana, e significa togliere ogni moralità alle proprie azioni piuttosto che togliere questa libertà alla propria volontà.”
Jean-Jacques Rousseau
Nel gennaio del 1766, Christian VII, figlio di Federico V, re di Danimarca, e di Luisa di Hannover, sua prima moglie, sale al trono.
Un pezzo di storia della Danimarca non molto studiato e poco noto, svoltosi nel momento in cui le idee illuministe si aprono il varco in Europa; in quel periodo la Danimarca era però ancora un Regno retrogrado, il popolo viveva in estreme condizioni di povertà e ignoranza, mentre il potere era in mano alla nobiltà:
una fetta di storia, l’illuminismo, al quale siamo abituati, anche nel contesto cinematografico, ad allacciare automaticamente alla Francia; e un paese, la Danimarca, del quale magari ci chiediamo se abbia mai avuto una sua storia.
Il film, sotto la direzione del regista danese Nikolaj Arcel, è stato premiato al festival di Berlino 2012 per la migliore sceneggiatura oltre ad aver ricevuto il premio per il Migliore Attore consegnato all’interprete di Christian VII, il quasi esordiente Mikkel Følsgaard, che delinea i caratteri del sovrano in maniera estremamente efficace.