... quando un titolo non dice tutto ...

I ragazzi, pur non frequentando la scuola, leggono e studiano molto sempre sotto la direzione del padre; con lui discutono di Dostojevsky ed Eliot, si confrontano su trotskismo e marxismo e ragionano della correlazione quantistica ... Così, nel loro modo di condurre la vita al di fuori di qualsiasi canone tradizionale, la famiglia Cash, questo il loro nome, si ritrova a celebrare e festeggiare non il solito e insignificante Natale ma il Noam Chomsky Day:


Preferisci festeggiare un elfo dalle orecchie a punta

o il più grande filosofo vivente?”


Così, festeggiando il filosofo e anarchico statunitense, Ben regala ai propri figli esemplari di coltelli da combattimento.


La madre Leslie non compare mai, se non nei brevi flash dei ricordi di Ben; di lei veniamo presto a conoscenza che è ricoverata per un forte disturbo bipolare per poi apprendere del suo suicidio che sconvolge l’intera famiglia.

Inizia così la seconda parte del film, senza dubbio la meno bella, una sorta di racconto on the road: per andare ai funerali di Leslie, Ben e i suoi sei figli, a bordo del loro bus/casa di nome “Steve”, si mettono in viaggio per il New Mexico,  contrariamente al parere del padre di lei. La “missione” della famiglia Cash sarà quella di rispettare il testamento della donna che, buddhista, desiderava essere cremata e che le sue ceneri fossero gettate nello scarico del wc.

Lungo il viaggio, fino all’arrivo nella “civiltà”, Ben e i suoi figli si confronteranno con un mondo che per i ragazzi risulterà lontano ed estraneo.

Il film si dipana così tra continue opposizioni e dualità: da un parte i ragazzi che, per la prima volta, entrano in contatto con la società, sembrando dei selvaggi, mentre dall’altra, di fronte al famoso brand Nike riconoscono solo il nome della dea della vittoria, mostrando così un sapere colto e raffinato ma senza presente; altrettanto: mentre mostrano di non sapere nulla dell’esistenza dei videogiochi e anzi, ne rimangono inorriditi, manifestano passione per le variazioni Goldberg di Bach, eseguite naturalmente da Glenn Gould ...

Molte recensioni al film hanno insistito su quello che si ritiene il fulcro centrale, il tema dell’educazione genitoriale e del rapporto genitori/figli, e senza dubbio l’argomento emerge in buona parte del lavoro di  Matt Ross, ma all’interno di quelle che possono essere le varie problematiche e la fatica nell’indicare la strada più giusta per addentrarsi nel percorso della vita, ciò che veramente costituisce il miglior aspetto del film è quel sentimento di sincerità e chiarezza, il chiamare ogni cosa esattamente col proprio nome. Ad ogni domanda dei figli Ben risponde senza tergiversare o usare termini che possano addolcire la cruda verità, anche nei confronti di argomenti molto delicati: alla domanda dei nipoti, che chiedevano come fosse morta la zia Leslie, Ben non esita a spiegare loro chiaramente la malattia mentale della moglie e il conseguente suicidio, scontrandosi inevitabilmente con un modello di educazione di impostazione conservatorista della società civile capace di perdere nel suo politically correct la forza della semplice verità.

La famiglia Cash così non ricorda Leslie solo nel dramma della  perdita ma anche alzando i calici di vino, brindando alla gioia della vita che inizia e finisce ...


Appare qui, però, il rovescio di questa stessa medaglia: fino a che punto un padre può decidere di estraniare i propri figli dal contatto con la società scegliendo anche per loro di vivere lontano da tutto ciò che costituisce la cosiddetta civiltà fino a condurli in uno stato di esilio? E se per Ben questa scelta di vita può anche corrispondere all’essere e sentirsi uomo libero, imporre lo stesso stile ai propri figli non lo trasforma da padre amorevole in grande dittatore? Lo stesso concetto di libertà, in questo caso, rimane tale ancora?

Il dubbio assale lo stesso Ben quando scopre che il maggiore dei suoi figli aveva fatto domanda, aiutato dalla madre, per essere ammesso in una università americana.


Da qui in avanti il film perde di vista quella serie di idee e pensieri che avrebbero potuto far sì che ne risultasse un lavoro di riflessione interessante, scemando invece verso un finale alquanto scontato e poco originale.

Ci verrebbe anche spontaneo chiederci - e qualcuno lo ha già fatto - se l’intento del nostro regista non sia stato, forse, satireggiare sul quel falso progressismo alla moda caro a molti genitori dell’epoca moderna ...

E così, nella ripida discesa verso quel finale ovvio e banale, la famiglia Cash riesce a trafugare dal cimitero la salma della cara Leslie, a cremarla su di una pira di legna sulle note di Sweet Child O’Mine ed infine, rispettando le sue ultime volontà, a gettarne le ceneri nello scarico del wc.


Alla fine Ben rivede i suoi princìpi di libertà e anticonformismo decidendo di rinunciare all’isolamento e andando a vivere con i suoi figli in una fattoria: l’inizio di una vita “normale” ...


Il film di Matt Ross si inserisce in quel filone di “cinema indipendente”, le cui peculiarità sono appunto quelle di realizzare opere a basso costo ma che offrono al regista la possibilità di avere la massima libertà d’espressione; oggi i film indipendenti si stanno notevolmente diffondendo specialmente nella forma del cortometraggio, aprendo di fatto una larga serie di festival proprio ad essi dedicati come l’ormai famoso Sundance Film Festival, creato da Robert Redford.


Captain Fantastic”, il cui titolo tra l’altro insieme alla sua locandina potrebbe farci pensare erroneamente ad un film d’avventura per un pubblico di giovani, al genere della “commedia” se non addirittura agli eroi della Marvel, è stato presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes del 2016, ha vinto il premio come miglior regia oltre a comparire in altri numerosi festival cinematografici internazionali.

In Italia è stato presentato nella sezione “Alice nella città” al Festival del cinema di Roma del 2016.


Che dire? Il finale, come sopra accennavamo, “spegne” in parte la forza e l’energia che il film possiede, adagiandosi in una forma di ambiguità su quella che può essere l’accettazione di una vita prigioniera delle regole e relegata nello spazio della banalità.


Di sicuro ciò che non è mai semplice, nel film come nella vita, è mantenere in un orizzonte di libertà e rispetto la necessità, propria del valore, di non scendere a compromessi perchè assoluto e, contemporanemente, lasciare spazio alla ricerca individuale e personalizzante del soggetto senza chiudersi in parossistici formalismi.

Il tema trattato offre sicuramente multi spunti di riflessione sul rapporto genitori figli e sulla educazione della prole (in questo caso molto numerosa). Quello che può  sembrare un modello  corretto, avanzato, alternativo, presenta alla fine inevitabilmente dei grandi problemi. Il porsi controcorrente è molto difficile e complesso, e prima o poi si scontra con le regole esistenti e quindi si torna alla conformità. Poiché molte azioni sono a volte portate a situazioni limite ed eccessivamente marcate al limite del credibile, non escluderei neanch'io, la possibilità che il film nasconda, in modo elegantemente celato, una satira sull' atteggiamento di voler dare un'educazione diversa ed alternativa che  è  presente in alcuni genitori progressisti come accennato nella recensione.

Comunque un bel film!


Roberto Pensa

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      Scheda del film

         tratto da internet

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DATA USCITA: 07 dicembre 2016
GENERE: drammatico
ANNO: 2016
REGIA: Matt Ross
ATTORI: Viggo Mortensen, George MacKay, Samantha Isler, Annalise Basso, Kathryn Hahn
SCENEGGIATURA: Matt Ross
FOTOGRAFIA: Stéphane Fontaine
PRODUZIONE: Electric City Entertainment, ShivHans   Pictures
DISTRIBUZIONE: Good Films
PAESE: USA
DURATA: 118 Min

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Ciao, Onorina ti dirò che non seguo la produzione cinematografica ... anche se esistono bei film, e trovo spesso accattivante e piacevole la Commedia ...  

il film che presenti mi lascia assai perplesso ... e mi sembra anche tu ... se vuol essere serio mi pare un po' la solita americanata superficiale e al limite del kitsch ... ovviamente sensibilità personali ... è antico il sogno americano della fuga nel privato assoluto nel rapporto col naturale primario ... ma una cosa è Thoreau altro questo Captain ( ... già l'infantilismo del titolo ...) ... 


SilPan