Uscito in questi giorni nelle nostre sale cinematografiche e presentato in concorso al 64° Festival di Cannes, il film di Lars von Trier rischia di essere oggetto di troppe e svariate interpretazioni.
Proprio per la sua spiccata dimensione onirica, surreale e spesso metafisica, “Melancholia”, con la sua fotografia senza dubbio fortemente suggestiva, le scene al rallenty e la colonna sonora incentrata esclusivamente su alcune parti del meraviglioso prologo del “Tristano e Isotta” wagneriano, si riduce ad essere il risultato di un esercizio, se pur perfettamente in regola con le leggi del “saper fare” cinematografico, puramente estetico.
E come non potrebbe colpire una bella e singolare fotografia che scorre sulle grandiose note wagneriane? Ma, al di là di questo, quale/i messaggio/i cogliamo dalla storia e dalla ricca simbologia di quest’opera di von Trier?