Un pontefice spigoloso, intransigente, dispotico, che non vuole mostrare nè sè stesso nè la sua immagine al popolo; irraggiungibile, a sentire le sue parole, non per la sua ieraticità ma come una rock star, come Mina, ancora più potente nella sua invisibilità, nella sua assenza ... Nella prima omelia le parole che rivolge alla gente in piazza San Pietro sono severe, austere: “ ... ci siamo dimenticati di Dio... non vi indicherò nessuna strada, cercatela ...”.
Del resto uno degli aspetti che Sorrentino vuole mettere in luce dell’ambiente ecclesiale è senza dubbio la fragilità della figura del papa nella sua essenza umana, in quella umanità che sta tra il peccato e la mistica, una dualità di bontà e cattiveria; così tende spesso a mostrarci personaggi che sono si figure che ricoprono una carica ma che, nello stesso tempo, possiedono le debolezze e le insicurezze comuni a qualsiasi individuo.
“Sono una contraddizione. Come Dio: uno e trino, trino e uno. Come la Madonna: vergine e madre. Come l’uomo: buono e cattivo.”
Ci sono poi due aspetti estremamente antitetici della serie televisiva: da una parte il descrivere il pontefice attraverso gesti abitudinari e dettagli alquanto curiosi e assurdi, talvolta stucchevoli e non necessari, volendo usare degli eufemismi. Pio XIII fuma assiduamente, scende dal suo letto e indossa gli infradito in gomma, fa “merendina” e a colazione consuma solo una Coca Cola Cherry. L’assurdità stravagante si palesa anche nella scena dedicata ai vari regali che riceve, che non solo vengono accatastati in un grande spazio delle vanità ma nel mostrare quel canguro offerto dal ministro degli esteri australiano e che sarà ospite, da lì in avanti, dei giardini vaticani - un canguro?! -
E che dire della (grande) bellezza del papa/Jude Law, sottolineata e apprezzata da coloro che in Vaticano lo circondano; Sorrentino decide anche - in una scena appiccicata lì a forza - di mostrarne anche il perfetto fondo schiena nudo ...
Senza parlare poi di quale sarà mai la ragione, da parte del regista, di inserire nella colonna sonora un brano di Nada che, se nel film compiace il pontefice e la delegazione islandese (e perchè mai gli islandesi dovrebbero regalare un quarantacinque giri in vinile di Nada?), è riuscito invece a rilanciare in vetta alle classifiche dei brani musicali maggiormente ascoltati.
Un altro aspetto, che ci sembra invece essere positivo e apprezzabile della regia, riguarda alune scene affiancate da dialoghi ben studiati ed interessanti, sia dal punto di vista della qualità estetica che da quello simbolico. Bella, all’inizio della seconda puntata, la carrellata con MDP che riprende ininterrottamente in sequenza i gesti comuni e semplici della vita quotidiana dei cardinali all’interno del Vaticano, da quello dell’alzarsi a quello del vestirsi; oppure il simbolismo dei dettagli, come nella scena in cui una tartaruga cammina flemmaticamente su di un muretto dei giardini vaticani, quasi a rappresentare i ritmi lenti della vita all’interno dello Stato Pontificio o il simbolismo del mancato papa di Villa D’Este a Tivoli.